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Se il tesoretto è solo un’arma di distrazione di massa

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IL BONUS CHE NON C’È

Con dati occupazionali che restano al minimo storico e una produzione industriale che continua a deludere, dovrebbe essere chiaro a tutti che è tempo di serietà e non di distrazioni. Tanto meno di armi di distrazioni di massa per distogliere l’attenzione della pubblica opinione dai nodi veri dell’economia e dell’azione di governo.
È allora opportuno che il governo spari nel dibattito pubblico la questione del “tesoretto”? E c’è davvero un “tesoretto” da spendere nelle pieghe del nostro bilancio pubblico? La risposta è no, no secco, su entrambe le domande.
La questione evidentemente non è semantica. Lo è anche, perché la parola “tesoretto” sa di presa in giro. Ma anche se lo si chiama bonus, può un governo che tiene alla sua reputazione annunciare un bonus di 1,6 miliardi quando ha davanti le urgenze che ben si conoscono? Per il prossimo anno, è ormai cosa nota, Renzi e Padoan dovranno trovare 16 miliardi di euro per evitare il disastroso aumento della pressione fiscale legato all’incremento dell’Iva. Sono tagli di spesa dolorosi che dovranno trovar posto nella prossima legge di stabilità.
Per quest’anno, poi, il governo non è ancora riuscito a trovare la copertura alla decontribuzione per chi assume stabilmente. Si tratta di poche decine di milioni. Eppure il decreto è rimasto fermo un mese alla ragioneria perché si individuassero quelle risorse e, alla fine, è stato sbloccato solo ricorrendo al paradossale aumento generalizzato dei contributi. Una figuraccia per il governo, che ha dovuto fare marcia indietro. Ma anche il segno di quanto sia difficile ritagliare risorse disponibili in un bilancio già sotto stress.
Un bilancio che per quest’anno vede affidati 5,2 miliardi di tagli alla difficile trattativa con gli enti locali e le Regioni, che conta su 3,3 miliardi di lotta all’evasione tutti da realizzare, che confida in un via libera tutt’altro che scontato della Ue su 1,7 miliardi frutto di split payment/reverse charge e, non ultimo, deve ancora trovare circa un miliardo di euro per la bocciatura della Robin tax da parte della Corte costituzionale.
Come si fa a parlare di “tesoretto” da distribuire davanti a tutto questo? Di questo gruzzolo di 1,6 miliardi, che poi tanto gruzzolo non è, che si sarebbe improvvisamente materializzato all’interno del bilancio? Di fronte a tante emergenze sarebbe il caso di tenerlo da parte quel tesoretto, anche se fosse davvero disponibile.
Ma quel che è peggio è che quei soldi proprio non ci sono. Quei soldi sono un deficit. Sono il differenziale, indicato nel Def, tra l’obiettivo programmatico di un rapporto deficit/Pil a 2,6% e un tendenziale di 2,5%. Da qui quello 0,1% di Pil che si potrebbe spendere. Ma è tutta roba di carta, numeri astratti e potenziali.
Quella franchigia, in sostanza, si determina sulla base di un aumento del Pil che il Governo stima superiore a quello che era stato precedentemente previsto e di tassi di interesse in declino. Una previsione, dunque, non un dato di fatto. Il governo stima che cresceremo quest’anno non più allo 0,6 ma allo 0,7%. Una previsione anche prudenziale, dicono al Tesoro. Ma è pur sempre una previsione. Ed è bene ricordare che nell’ultimo decennio tutte le stime sul Pil effettuate dai governi nel Def/Dpef – sempre prudenziali per carità – sono state inesorabilmente riviste al ribasso al momento del consuntivo di fine anno.
C’è da sperare che quest’anno non accadrà, e che l’Italia crescerà più dello 0,7% previsto, ma impegnare oggi risorse sulla base di una stima, di un auspicio, è un artificio molto a rischio. Tanto più se quelle somme vengono poi prenotate e contese da ministri e partiti (anche quelli di opposizione) proprio come fossero piovute dal cielo e, quindi, potenzialmente destinabili agli usi più vari, con una evidente strumentalizzazione elettoralistica e al di fuori di qualunque progetto di politica economica.
Non è un caso se all’interno del Def si parla di destinare quei fondi all’attuazione delle riforme. Perché, evidentemente, al Tesoro sanno bene quanto siano scarse le risorse disponibili per mettere in atto il programma impostato dal governo. A cominciare dall’attuazione delle deleghe sul lavoro e sul fisco, queste sì urgenze di cui varrebbe la pena occuparsi. Forse andrebbe ascoltato Lorenzo Codogno, stimato chief economist del Tesoro fino a qualche mese fa, che proprio ieri ha scritto: «Renzi parla di un tesoretto. Ma la realtà è che, senza una ulteriore riduzione strutturale della spesa, il finanziamento di nuove iniziative è a rischio».
P.S. C’è da auspicare che la partita della paradossale copertura del taglio contributivo per chi assume a tempo indeterminato con l’aumento generalizzato dei contributi sia definitivamente superata. Purtroppo l’impegno del ministro Poletti fa riferimento a un’intenzione e non ancora a una soluzione. Speriamo che questa venga trovata presto.

Fabrizio Forquet – Il Sole 24ore, 14 aprile 2015

LA DISOCCUPAZIONE AUMENTA, LE BALLE PURE…

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La tecnica è collaudata. Affogare la realtà in un mare di balle. Bugie scientifiche: l’esatto contrario di quello che accade. La produzione industriale precipita? Dicono che la ripresa è iniziata. La disoccupazione aumenta? Dicono che diminuisce. Non c’è lavoro? Poletti promette un milione di posti di lavoro che fa impallidire Berlusconi. Lo scopo è convincerti che tutto va bene, sei solo tu che sei uno sfigato perché non hai lavoro, solo tu ricevi le cartelle di Equitalia, solo tu paghi tasse folli, solo tuo figlio va in una scuola che cade a pezzi, solo tua moglie ha un contratto che non le dà alcuna garanzia, solo la tua banca non ti da prestito. “Zitto gufo!
No, tranquillo, sei in buona compagnia. La disoccupazione giovanile sale dal 42% di dicembre al 42,6% di febbraio. I dati sul credito alle famiglie dimostrano la truffa dei nuovi contratti a tempo indeterminato. Ma dal governo twittano che ci sono 79 mila nuovi contratti a gennaio-febbraio 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014. Un trucchetto da baro di strada: non ci sono più occupati, ma nuovi contratti per chi già era occupato. Fenomeno! Le imprese si prendono gli incentivi sui contratti a tempo indeterminato predisposti in legge di stabilità (fino a 24.000 euro in 3 anni) fingendo di stabilizzare 79 mila lavoratori già occupati in previsione dei decreti attuativi del Jobs Act, che consentiranno ai datori di lavoro di licenziare senza fatica anche gli indeterminati fino al terzo anno di contratto. La disoccupazione complessiva passa dal 12,6% di gennaio al 12,7% di febbraio, lo stesso livello di dicembre, in aumento dello 0,2% rispetto ad un anno fa. Se si aggiunge che nei dati Istat non risultano gli inattivi, persone in età lavorativa, ma non più in cerca di occupazione, si arriva a 6,6 milioni di disoccupati reali e un tasso di disoccupazione intorno al 23%. Siamo come la Grecia, ma raccontano che siamo la Germania. Il risveglio sarà brusco e gli italiani non perdoneranno (speriamo…).

TROVATE VOI LE DIFFERENZE….

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Movimenti sospetti dagli stipendi dei parlamentari Pd, inchiesta in procura

Ogni mese alcune migliaia di euro sarebbero state gestite da una persona legata al partito che è indagata per appropriazione indebita aggravata

BOLOGNA – Procura e Guardia di Finanza indagano a Bologna su una movimentazione ritenuta sospetta di denaro nel Partito democratico: quote degli stipendi di alcuni parlamentari bolognesi, nell’ordine di alcune migliaia di euro al mese in totale, periodicamente e sistematicamente gestite da una persona legata al partito. Questa persona, considerata una sorta di fiduciario dei parlamentari, in carica fino al 2013, sarebbe indagata per appropriazione indebita aggravata e nei giorni scorsi è stata sentita dal Pm Morena Plazzi. Dopo l’interrogatorio la Finanza è stata nella sede della federazione bolognese del Pd per acquisire documenti fiscali e fatture. La posizione sostenuta dall’indagato sarebbe che le somme siano state utilizzate per far fronte a spese degli stessi politici, ma le spiegazioni pare non abbiano convinto gli inquirenti e per questo la Gdf è andata ad acquisire le carte. L’inchiesta è scattata da una segnalazione alla Procura delle stesse Fiamme gialle, dopo che nell’ambito di altri accertamenti si erano imbattuti in queste ripetute movimentazioni di denaro in contanti

Corriere della Sera – Edizione Bologna, 10 marzo 2015

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Molti giornali sostengono che io guadagni 82.379 euro lordi all’anno. Facendo intendere che mi sia arricchito dopo l’elezione da Deputato della Repubblica.
Nessun giornale specifica però che oltre la metà di quei soldi li restituisco ogni mese facendo un bonifico al fondo per il Microcredito per le Piccole Imprese italiane. www.microcredito5stelle.it
Specifico meglio: ogni mese quei soldi arrivano sul mio conto corrente e faccio una donazione per metà dell’importo. Ovvero pago le tasse come se guadagnassi 82.000 euro, ma in realtà ne percepisco la metà.

Oltre a questo, i media non vi dicono neanche che ho rinunciato:
– all’auto blu
– al telepass gratuito
– allo stipendio aggiuntivo da Vice Presidente della Camera
– ai rimborsi spese aggiuntivi da Vice Presidente della Camera
– ai rimborsi da Deputato che non utilizzo
– ai voli di stato in occasioni istituzionali

Ognuno dei nostri che entra nelle Istituzioni è uno in meno dei loro, e vi costa oltre la metà. A voi la scelta!

Luigi Di Maio

A UN ANNO DALL’ALLUVIONE, L’EMILIA ASPETTA ANCORA

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Ad un anno dall’alluvione che ha interessato L’Emilia manca ancora la zona franca urbana e la legge organica sulle emergenze. Il partito che ha il governo, da Roma a Modena, copi le proposte del M5S presentate ai Prefetti!

Noi del M5S ci siamo battuti e continueremo a farlo per avere una tassazione di vantaggio per le imprese,
una Zona franca urbana di cui tutti parlano ma che quando si tratta di votarla tutti si nascondono dietro una superiore ragion di Stato. Avevamo l’ ennesima possibilità con la recente legge di Stabilità, ma il nostro emendamento è stato bocciato. Sono decine le occasioni perse, dal terremoto ad oggi; cosa si aspetta? Si abbia almeno la decenza di dire apertamente che il Governo non la vuole concedere e se ne tragga le considerazioni.

Siamo stanchi di vedere la scure della scadenza per la restituzione delle tasse sospese ripresentarsi continuamente, lottare per rinvii di volta in volta che non affrontano il cuore del problema. Quei tributi non si possono pagare, vanno rivisti, ridotti, cancellati; occorre mettere mano seriamente ad una tassazione agevolata in caso di calamità naturale, come in altri casi già si è fatto, ma non da noi.

Non sarà il Milleproroghe in discussione, come qualcuno pensa, che ci permetterà questo. Noi l’emendamento per rinviare ancora di un anno la restituzione delle tasse l’abbiamo presentato; sarà votato anche dai colleghi locali del partito di governo? O li vedremo, come al solito, limitarsi alle promesse per cercare almeno di salvare la faccia?

Una ricostruzione, pagata anticipatamente con i soldi dei danneggiati (ad oggi solo il 10% circa degli indennizzi sono stati erogati) per colpa di unaburocrazia che fa da scudo alla presentazione stessa delle domande, frutto della malfidenza degli amministratori, dello staff Errani, verso i cittadini, che non riesce a spendere neppure le risorse di cui dispone. «L’immagine dell’efficienza emiliana, e ce ne rammarichiamo per primi, sta tutta nella disastrosa gestione del post terremoto – dicono i portavoce Michele Dell’Orco e Vittorio Ferraresi – e se qualcosa di meglio per l’alluvione si è fatto è perché si è fatto diversamente. A questo proposito, merita ricordare che nonostante un nostro ordine del giorno approvato alla Camera, i danni per le case in classe A, terremotate, non sono ancora riconosciuti».

Purtroppo la maggioranza non vuole portare avanti l’unica cosa che andrebbe veramente fatta ovvero una legge nazionale per le emergenze sismiche o idrogeologica ormai sempre più frequenti nel nostro Paese,
un provvedimento che metta nero su bianco le procedure da seguire, i fondi a disposizione e i diritti dei cittadini. Solo così si metterà fine a lentezze burocratiche e a disparità di trattamento tra cittadini nelle varie emergenze.
Noi abbiamo già preparato un documento che abbiamo anche portato ai Prefetti e che, tra le altre cose, prevede tasse sospese durante lo stato di emergenza, piano di rateizzazione alla scadenza, aiuti per i commercianti, fondi ai comuni, fondo bancario attivato per consentire la sospensione dei mutui. Basterebbe solo copiarlo e magari portarlo in consiglio dei Ministri come provvedimento urgente. Ma la verità è che fa comodo alla Casta trasformare i diritti dei cittadini in favori a loro concessi, un poco alla volta, piccoli aiuti in cambio di qualcos’altro o anche solo di visibilità elettorale-

Il partito che governa ha l’onere della responsabilità, al M5S, per ora, il compito di opposizione, sempre comunque dalla parte dei cittadini.

Il M5S mantiene le promesse fatte ai cittadini! Fondo per le IMPRESE!

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Il M5S mantiene le promesse fatte ai cittadini! Fondo per le IMPRESE!

Accedi al Fondo per le Piccole e Medie Imprese

facilissimo

di Movimento 5  Stelle Valsamoggia

Non è una cosa così scontata in politica mantenere le promesse. Abbiamo sentito tantissimi politici promettere ai cittadini cose che poi non si sono mai realizzate. Sì, ormai sono più di vent’anni che le promesse non vengono mantenute. La “promessa” puo’ essere anche letta come “la parola data” di chi ti promette. L’avverasi della promessa produce in chiunque ne abbia un beneficio la speranza che le cose possono cambiare. Ebbene, le cose stanno cambiando e le promesse  sono state mantenute;

Non finisce qui, ora però vogliamo vedere i partiti tradizionali che sono espertissimi di politica fare altrettanto! 

Ecco tutte le istruzioni per accedere al prestito del Fondo PMI,

dove i parlamentari M5S versano l’eccedenza dello stipendio!
Fatelo sapere a tutti!

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/fondo-di-garanzia-per-le-pmi.html

SE VUOI SAPERNE DI PIU’ CONTATTACI